Diego Giacometti artista e modello

Nato nel 1902 a Borgonovo in Bregaglia, Diego si trasferì a Parigi nel 1925, dove durante una quarantina d’anni fu l’aiutante fedele e il principale modello maschile di suo fratello Alberto. Dopo la morte di Alberto, arrivata nel 1966, Diego si consacrò alle sue proprie sculture, liberando un temperamento artistico originale. Morì nel 1985 nella capitale francese.

Quando si pronunzia il nome Giacometti, comunemente la gente pensa ad Alberto, il celeberrimo scultore e pittore. Vi è inoltre una cerchia che conosce la cosiddetta triade giacomettiana: Augusto (uno zio; il pioniere della pittura stratta), Giovanni (il padre; un buon impressionista) e Alberto (il fratello). Ma pochi, pochissimi conoscono Diego. E se si decidesse d’illustrare l’attività artistica di Alberto mediante una sola opera, la scelta si ridurrebbe inevitabilmente ad una rappresentazione di Diego. Personalmente sceglierei il busto Chiavenna, un bronzo del 1964, uno degli ultimi e dei più perfetti di una lunga serie.

I due fratelli formavano un’unità, una cellula: abitavano assieme e non si separarono che raramente. Instancabilmente Alberto riprendeva la figura grave di Diego come modello per quadri e per statue, alla ricerca della riproduzione integralmente perfetta. A Diego toccava poi pure salvare le opere del fratello dalla distruzione. Non soddisfatto del lavoro, Alberto avrebbe infatti distrutto le sue stesse opere.

Messi a parte i vasi e le lampade prodotti negli anni Trenta per incarico del decoratore Jean-Michel Frank, Diego Giacometti iniziò soltanto negli anni Cinquanta a creare propri mobili e oggetti di arredamento in bronzo, incoraggiato dal fratello. Subito si rivelarono la sua grande destrezza manuale e originale fantasia artistica. L’ultimo importante incarico affidatogli fu la realizzazione delle sedie e dei lampadari del Musée Picasso di Parigi. La prima esposizione delle sue opere venne organizzata nella metropoli francese dopo la sua morte… e la prima in Svizzera, a Zurigo, a tre anni dalla scomparsa del grande artista.

Diego seppe creare un mondo fantastico, dai motivi zoomorfi: lucertole, uccelli e piccoli roditori corrono nel fogliame che si arrampica sulla struttura del mobile. Gli animali sembrano passeggiare in modo discreto e casuale sui mobili, mentre i vegetali sembrano crescervi naturalmente. Lampade, tavoli e sedie sono apparentemente fragili, a causa della loro struttura filiforme, ma si tratta di opere fuse in solido bronzo. Le caratteristiche decorative di questi mobili non vanno però mai a scapito della loro funzionalità, e in questo risiede l’una delle particolarità che contraddistinguono le opere di Diego. Si tratta di uno stile originale e difficilmente classificabile; si sente comunque un chiaro influsso mediterraneo.

Reto Kromer


L’articolo uscì sui Quaderni grigionitaliani (Coira), vol. 57 n. 4 (ottobre 1988), p. 379.


2025-07-04